Eravamo rimasti al viaggio di ritorno, semplicissimo, basta seguire le curve, girare a destra … ehm forse a sinistra, boh, magari è proprio a destra …. tirare la monetina?
Mettiamo insieme i nostri ricordi, chi seguiva la macchina del capo e non ha fatto caso, chi era seduto dietro proprio sulla macchina e non ha fatto caso, si decide di girare a destra e …....
E la strada si dipana piena di curve, le rocce si stringono, sul lato c'è un corso d'acqua (quale sia non saprei dire, la mia conoscenza della zona si limita a riconoscere mamma cavalla con il suo cavallino e a sapere che sono sulla strada giusta in salita) tutti siamo pieni di dubbi.
Improvvisamente ecco una galleria, ah ecco, una galleria c'era anche all'andata, anzi erano due consecutive … oh oh qui è una sola, la valle si stringe sempre di più.
Taccio e cerco di guardarmi i piedi, quelle rocce sono spaventose, incombenti, penso con nostalgia alle uniche rocce su cui mi piaccia camminare, i miei adorati scogli vista mare.
Oh povera me, c'è addirittura un buco nella montagna, la roccia ci circonda, sembra un faraglione, ma manca l'acqua salata … chi me l'ha fatto fare di venire da queste parti.
Ormai siamo tutti convinti di aver sbagliato strada, ma in questo inferno non ci sono piazzole e non si riesce a girare, uno scudo e un doblò non sono una 500.
All'improvviso appare come una visione celeste un piccolo spiazzo sulla sinistra, lo sguardo cade su un cartello scritto a mano “Cantiglio – Cancervo” è la prova definitiva, se mai ce ne fosse stato bisogno, dell'errore quasi fatale commesso.
Si fa inversione, si torna indietro, man mano che la roccia si allontana il cuore comincia a sperare, forse riusciremo a raggiungere le nostre amate case, forse potrò tornare a coccolare la mia gattina e i suoi micetti, sono così belli.
Ecco apparire finalmente la strada che ci porterà a casa, il resto è un gioco.
Ma … eh si c'è di nuovo un ma, giovedì si deve tornare!
Chissà quanti saremo e chi ci accompagnerà, ma anche questa è un'altra storia.